Il mercato delle due ruote ha visto negli ultimi anni lo spettacolare affermarsi delle bici gravel. Un numero sempre maggiore di appassionati opta per l'acquisto di questa tipologia, senza contare l'aumento di competizioni, di gran fondo o di raduni non competitivi a tema. Gravel significa letteralmente ghiaia e quindi la gravel road è una strada sterrata o bianca, per cui la filosofia costruttiva di tali bici parte dal presupposto di essere adatte a tali percorsi.
Tutto nasce, come molto spesso nel mondo della bicicletta in tempi recenti, negli USA dove l'amore per le due ruote si è coniugato con vastissimi spazi naturali con la presenza di lunghe strade bianche. E poi l'introduzione di affascinanti gare in molti Stati americani caratterizzate da percorsi nella natura sconfinata, senza troppe difficoltà altimetriche e su strade piuttosto compatte, che possono superare agevolmente le 100 miglia fino ad arrivare alle Ultra race come la Trans Iowa che sfiora i 500 km!
I costruttori a stelle e strisce hanno quindi lanciato sul mercato una tipologia di bici specializzata per questi percorsi, che però in realtà è ottima anche per l'utilizzo su strada asfaltata.
Circa 4-5 anni fa le prime gravel sono arrivate in Europa e adesso è un prodotto di punta di molte case. Moda temporanea? Attenta strategia commerciale? Noi crediamo di no: ce lo dimostrano i numeri ma soprattutto l'analisi costruttiva di queste biciclette.
Le caratteristiche tecniche delle gravel bikes
In generale, il concetto base da cui partire sono le bici da corsa su strada che sono modificate in alcuni elementi basilari per ottenere robustezza e solidità senza sacrificare troppo la velocità. Una due ruote eclettica che unisce caratteristiche da road bike, ciclocross e turismo. Ovviamente sul mercato troviamo un'ampia gamma di gravel bike che vanno da 500-600 Euro per modelli d'entrata fino a oltre dieci volte tanto per le bici top di gamma.
Il telaio, funzione dell'uso e del prezzo può essere d'acciaio, alluminio o perfino carbonio. Ciò che però lo differenzia dalle cugine da strada è la geometria. Una struttura leggermente più “comoda”: tubo di sterzo un po' più alto, tubo verticale meno verticale e carro posteriore più lungo (fino a 20 mm), per garantire una postura non “sdraiata” come nelle competizioni su strada, ma più rialzata sulla sella. Questo si traduce in comodità per affrontare gli sterrati e maggior prontezza sullo sconnesso. Il maggior peso del telaio è legato ad una esigenza di robustezza, ma come detto, chi opta per la gravel non ricerca l'esasperazione di bici da competizione su strada.
Le ruote sono da 28”, stessa dimensione della strada, ma quello che cambia sono le coperture: sezione maggiorata (30-35 mm) e si può optare per un disegno del battistrada più o meno “artigliato”. I freni sono ovviamente a disco e la trasmissione è disegnata ad-hoc per percorsi accidentati con la presenza di ghiaia, polvere o fango (bilanciere lungo e forchetta di deragliata alta). Inoltre i rapporti sono più agili delle cugine da strada: è abbastanza comune l'abbinamento corone da 50/32 denti, ma si sta sempre più affermando la monocorona, con pacco pignoni da 10-11 fino a 34. Nel caso della BMC URS 1 One, top della gamma del costruttore svizzero, il pignone più grande è un padellone da 50 denti!
Le maggiori case costruttrici come Trek, Giant, Scott, Cannondale, BMC, Triban hanno tutte più modelli gravel in listino. Vediamo alcune proposte:
La Scott Speedster Gravel 40 ha telaio in alluminio, freni a disco e trasmissione Shimano con cassetta CS-HG500#10 11-32 e doppia corona all'anteriore. Un ottimo mezzo di fascia media ad un prezzo poco superiore ai 1200 Euro.
Salendo di categoria verso il top della gamma, incontriamo la Giant TCX Advanced Pro 1 modello 2021. Telaio in carbonio, robuste ruote Giant SLR-2 42 su cui si montano pneumatici tubeless tutto terreno da 33mm e il gruppo Shimano Ultegra, 11x34 con monocorona. Il prezzo è 3799 Euro.
Divertimento, avventura e non solo
In conclusione, un mezzo dall'uso facile e non esasperato, robusto e solido. Si possono percorrere tantissimi km su strada e su percorsi non asfaltati meglio se dal fondo duro e compatto: ghiaia, brecciolino, terra. Ovviamente non sono fatte per fuoristrada difficile e/o con differenze altimetriche importanti: per questi percorsi ci sono le varie MTB. La gravel ha comunque un uso versatile: c'è chi la usa prevalentemente su asfalto (con coperture ad-hoc) per avere più robustezza e magari risparmiare rispetto ad una specialissima road. C'è chi la usa per percorsi misti, chi per andare all'avventura o addirittura in brevi viaggi: alcuni modelli possono installare portaborse e portapacchi e addirittura frecce e parafanghi. Infine chi opta l'acquisto di queste bici per i numerosi eventi di gravel che in Italia stanno cominciando a comparire. Sono queste delle manifestazioni di più giorni a metà fra cicloturismo, avventura e sfida pura: tra le più popolari ricordiamo la Veneto Gravel (690 km e 3900 m di dislivello), il BAM di Mantova e la Tuscany Trail Experience.
Un ciclismo più a contatto con la natura, avventuroso e con un tocco di rievocazione del passato, quando le strade di ghiaia o di terra erano la norma, non l'eccezione. Un amore per l'epoca eroica del ciclismo, e forse più autentica, che il mondo del professionismo su strada non disdegna: basta guardare non solo al successo delle Strade Bianche e della classica-monumento Roubaix, ma anche alla fascinazione per l'antico di gare meno conosciute come la Paris-Tours che si svolge fra gli sterrati delle vigne della Loira, o il Tro-Bro Léon in Bretagna che si svolge su ampi tratti di ribinoù, caratteristiche redole dal fondo terroso.