26 Apr 2023Fabio Strufaldi
A causa di una brutta caduta è mancata la sfida alla Liegi con Remco Evenepoel: Pogačar se ne esce con una frattura allo scafoide che comporterà un breve stop alla sua preparazione. Nonostante ciò, per lo sloveno è stato un inizio di stagione sfolgorante.
Nel 2019, Giuseppe Saronni, uno che di ciclismo se ne intende eccome, ebbe a dire su un giovane ciclista appena approdato alla EU-Emirates: ha un gran motore, fa sempre la cosa giusta al momento giusto ed è molto più maturo della sua età. Di lui mi sorprende la calma e la lucidità. Aveva scoperto Tadej tre anni prima e già aveva dimostrato il suo talento dominando il Tour de l'Avenir, e si apprestava a vivere la sua prima stagione da professionista. Le premesse erano ottime, infatti aggiunse che se fosse restato quello che era, cioè umile e determinato, sarebbe salito molto nella gerarchia del ciclismo: “nessuno, nemmeno lui sa cosa vale e dove può arrivare”. Dopo solo quattro anni abbiamo la risposta: il biondino di Komanda è uno dei più grandi campioni del ciclismo.
Abbiamo ancora negli occhi la maestosa vittoria al Fiandre, il dominio incontrastati alla Amstel Gold Race, lo scatto inesorabile di precisione e potenza alla Freccia Vallone. Quello che stupisce, come aveva vaticinato il buon Saronni, è la capacità di focalizzarsi sugli obiettivi e mettere in pratica con efficacia, calma e tempismo una tattica vincente. A volte sono attacchi da lontano conscio che è necessario scremare il gruppo per evitare un finale con troppi avversari pericolosi. Altre volte, come nella classica vallone, Tadej ha capito che non c'eraspazio per un'offensiva dalla grande distanza, e ha preferito un solo attacco letale nel finale sul muro di Huy. E senza dimenticare che erano corse a cui partecipava per la prima (la classica olandese) o seconda volta (il Fiandre). Dimostrazione di intelligenza tattica che pochi posseggono, di una grande potenza fisica, di una capacità di gestirsi nei momenti topici, in breve un talento unico, di quelli che ne nasce uno ogni generazione. O forse anche più rararamente? C'è già chi scomoda il paragone con il Cannibale Eddie Merckx.
Qualche numero può dare la dimensione del fenomeno sloveno: ha vinto già due Tour de France e tre classiche monumento (Fiandre, Liegi e Lombardia), più altre classiche leggendarie come Strade Bianche, Amstel e Freccia Vallone che per molti corridori basterebbero a coronare una carriera e tutto ciò a soli 24 anni e mezzo. Ha vinto 9 delle ultime 11 corse a tappe a cui ha partecipato. Nelle altre due in cui non ha vinto è arrivato secondo, tra cui il famigerato Tour dello scorso anno. Siamo convinti che lo avrebbe vinto, seppur contro uno stratosferico Vingegard, se non avesse sprecato troppo nella prima settimana: errore di gioventù e troppa sicurezza nei propri mezzi? Sicuramente Tadej è intelligente e farà tesoro dei suoi errori, per cui nelle prossime edizioni lo vedremo più accorto tatticamente.
Il fenomeno sloveno nasce a Komanda, un villaggio di nemmeno mille anime ai piedi delle montagne nell'Alta Carniola. Comincia a pedalare all'età di 9 anni per seguire l'attività del fratello maggiore e poi viene scoperto dall'ex professionista sloveno Andrej Hauptmann (bronzo al Campionato del Mondo in linea del 2001). Questi, notando che in una gara giovanile il dodicenne Tadej era alla rincorsa di un plotone di ciclisti più grandi della sua età, chiese all'organizzazione di prestargli assistenza: gli fu spiegato che in realtà stava raggiungendo e doppiando il gruppetto.
Hauptmann lo seguì nella carriera giovanile del team Rog-Ljubjana fino a che l'allora ventenne Pogačar fu ingaggiato nel 2018 dalla EU-Emirates per cominciare la stagione Pro l'anno successivo.
I risultati furono subito entusiasmanti: prime vittorie (tappa e classifica finale) alla Volta ao Algarve e classifica finale al Tour di California. Ma è alla Vuelta España dove il talento si rivela al grande pubblico, con tre vittorie di tappa e terza posizione finale dietro un certo Roglič e Alejandro Valverde.
Il 2020, anno del calendario stravolto a causa del Covid, incorona la star Pogačar. Nel Tour corso a settembre, supera nella epica cronoscalata dell'ultimo giorno Primoz Roglic, che aveva dominato fino ad allora e sembrava imbattibile. Un capolavoro di potenza e resistenza: un nuovo fenomeno è sbocciato.
Come tutti i grandi predestinati dello sport, Tadej ha cominciato a vincere e dominare in verdissima età: ci ricorda i vari Tiger, Federer, Valentino Rossi. Inoltre ha dalla sua l'essere calmo, determinato e spavaldo al punto giusto. In un'epoca nella quale è anche più difficile vincere per la presenza di altri grandi campioni come Evenepoel, Van der Poel, Van Aert, Roglic, Pidcock. Eppure inanella successi a ripetizione. L'altro punto a suo favore è la capacità di vincere sia grandi corse a tappe che le classiche monumento, cosa che lo pone in una dimensione di altri tempi: Hinault, Merckx, Coppi e Bartali. Tutti sono concordi nel dire che ha la possibilità di vincere le due Monumento mancanti cioè Sanremo (quarto quest'anno) e Roubaix (mai corsa). Vedremo come si svilupperà la sua carriera, in attesa di vederlo vincere sulle strade del Giro: siamo certi che scriverà la storia del ciclismo.
Il mondo delle due ruote aveva bisogno di un campionissimo, seppure in questi anni non è mancato lo spettacolo grazie alla presenza di una nuova generazione di atleti fortissimi che danno sempre battaglia. Ma il pubblico aveva bisogno dell'atleta iconico, capace di attrarre il tifo di ogni nazionalità. Lo era stato Sagan per un certo periodo fino a che il fisico del talento slovacco non si è spento inesorabilmente. Pogačar non ne avrà lo stesso carisma mediatico o nelle interviste, ma ha una grandezza come atleta tale da incarnare il ciclismo stesso. Sarà riconosciuto e celebrato sulle strade e in TV da tutti gli sportivi: il ciclista generoso, che corre quasi tutto l'anno e parte sempre per vincere sia classiche in linea che corse a a tappe.
In attesa di vivere il prossimo scontro epico sulle strade del Tour, dove lo sloveno se la dovrà vedere tra tanti avversari a partire da Vingegard e in futuro contro un altro fenomeno in ascesa anche nelle corse a tappe, che risponde al nome di Remco Evenepoel.