16 Mar 2023Fabio Strufaldi
Siamo ormai nella settimana della Milano-Sanremo, l'attesissima prima classica monumento che si svolgerà sabato. È la 114esima edizione della “classicissima” o del “mondiale di primavera” che si disputò nel 1907 per la prima volta (vincitore il francese Petit-Breton). Un fascino intramontabile della corsa che più di ogni altra incarna lo spirito del ciclismo combinando la tradizione storica con la modernità. È la più lunga corsa professionistica di un giorno (294 km) e la più veloce, con una media di oltre 45 km/h. Ha un percorso pressoché invariato da decenni che unisce Milano e la pianura padana, al mare: la parte finale si dipana lungo la bellissima costa ligure (che ahimè i ciclisti non hanno il tempo di apprezzare) per poi giungere alla città dei fiori e del Festival.
Un percorso facile, certo, ma come recita l'adagio la corsa la fanno i ciclisti. La mancata presenza di difficoltà altimetriche fa sì che possa essere alla portata di tutti con la conseguenza che è difficilissima da interpretare. Un itinerario che tutti gli appassionati di ciclismo conoscono a memoria: partenza la mattina presto a Milano, con la classica fuga di giornata e il gruppo sonnacchioso che lascia l'effimera gloria ai carneadi. Poi il docile passo del Turchino (588 m, la maggiore altitudine raggiunta dalla corsa) per poi lanciarsi nella lunga discesa verso il mare. Lungo la costa Varazze, Savona, Finale, Albenga, Alassio e Laigueglia. Qui mancheranno 55 km alla conclusione e i corridori troveranno le prime asperità della riviera dove la corsa, se ancora non l'ha fatto, entra nella fase calda: i capi Mele, Cervo e Berta a creare scompiglio nel gruppo e a costringere le squadre a tirare alla morte. Infine i due strappi delle Cipressa e del Poggio, dove, specialmente in quest'ultimo si può decidere la corsa. Quest'ultimo è una salita di soli 3700 m al 3.7% con punte all'8% vicino alla vetta. Non molto, ma abbastanza per fare selezione con i migliori che daranno tutto per poi lanciarsi nella vertiginosa discesa (che termina a poco più di 1 km dal traguardo).
La storia ci insegna che è l'unica monumento alla portata dei velocisti, ma ciò non limita le possibilità agli sprinter. In pratica la Sanremo è stata vinta con ogni possibile tattica: fuga da lontano, scatto da finisseur in salita, allungo in discesa, volata a ranghi ristretti, volatona di gruppo.
Se scorriamo l'albo d'oro, tutto il gotha del ciclismo è qui: Girardengo (che l'ha vinta 6 volte), Binda, l'epopea di Bartali e Coppi (4-3 per il toscano il computo di vittorie), Van Steenbergen, Bobet. Poi i gloriosi anni '70 con Mercx (7 vittorie), Gimondi, De Vlaeminck. Gavazzi, Moser, Saronni (che trionfò con la maglia di Campione del Mondo), l'indimenticato professor Fignon (due successi consecutivi), Bugno e Chiappucci. A cavallo del millennio ci fu una serie interminabile di vittorie dei velocisti, fra cui Erik Zabel (4 vittorie), Freire, Cipollini, Petacchi e perfino Cavendish. In tempi più recenti, chi ha dimenticato il fantastico trionfo di Nibali che scattò in discesa in faccia al gruppo? A testimonianza che i corridori con le più diverse caratteristiche hanno una chance a Sanremo. La vittoria del siciliano è anche e l'unica tricolore negli ultimi 17 anni e crediamo che, a meno di incredibili sorprese, la statistica si allungherà di un altro anno.
Indovinare il vincitore della Milano-Sanremo è quasi come vincere alla lotteria, ma facciamo un analisi dei pretendenti, secondo le categorie:
Velocisti: quello che alla luce dei risultati alla Tirreno-Adriatico sembra più in forma è Jasper Philipsen (Alpecin). Il belga ha un'ottima gamba, può resistere sul Poggio e può contare su Mathieu Van der Poel, qualora il neerlandese non fosse brillante per la vittoria. Mads Pedersen (Trek-Segafredo) ha già vinto due volte quest'anno (fra cui una breve cronometro) dimostrando di avere fondo e velocità. Anche Fabio Jakobsen (Soudal-Quickstep) è molto in forma e il giovane emergente Arnaud De Lie (Lotto-Dstny), che ha in squadra Caleb Ewan, mai da sottovalutare (due volte secondo a Sanremo). Un gradino sotto sembrano Demare (Groupama-FDJ) e Sam Bennet (Bora-Hansgrohe) e Groenewegen (Jayco-Alula)-
Capitolo finisseur: spazio piuttosto ampio, anche se quest'anno i grandi nomi non sembrano ancora al top della forma. Se Alaphilippe non ha pedalato male alla Tirreno, Van der Poel ha dimostrato di non avere la gamba. Ad ogni modo mai fidarsi di questi campioni che possono tirare fuori il coniglio dal cilindro quando meno te lo aspetti. La Jumbo-Visma sembra particolarmente agguerrita, perché oltre a Van Aert che non è mai stato protagonista (ma potremmo supporre che abbia fatto pretattica), può contare sull'emergente ungherese Attila Valter e su Cristoph Laporte, coriaceso in salita e solido in volata.
Discesisti: la storia insegna che la Sanremo si può vincere scendendo con tecnica e coraggio giù dal Poggio. Van Aert vinse così nel '20 e il già ricordato Nibali. Ma è a Mohoric che stiamo pensando: abbiamo ancora negli occhi la cavalcata dello scorso anno e dopo quanto visto alle Strade bianche lo sloveno è di diritto nel novero dei favoriti, anche se bisogna risalire al 2001 (Erik Zabel) per avere una doppietta in anni consecutivi-. L'altro fenomenale discesista è Tom Pidcock, fresco vincitore delle Strade bianche, su cui però pesa l'incognita delle due cadute alla Tirreno-Adriatico. Se avrà recuperato sarà da considerare uno dei candidati alla vittoria.
Gli outsider: Magnus Cort forte in volata e Nelson Powless in ottima forma in salita (entrambi della EF) Cosnefroy (AG2R), scaltro corridore capace di vincere corse in linea e mettiamoci Filipppo Ganna! Sarebbe fantastico vedere il verbanese trionfare: onestamente visto il parterre de roi è quasi impossibile, ma supponiamo che tenga sul Poggio in un gruppo ristretto di attaccanti e poi se ne vada all'ultimo km mentre gli altri stanno a guardarsi...
Capitolo a parte: Tadej Pogačar. Inseriamo il fenomeno sloveno in una categoria a sé stante perché nessuno conosce i suoi limiti, nemmeno lui stesso. Ha vinto con imbarazzante facilità la Parigi-Nizza, è mostruoso in salita e in gruppo ristretto è abbastanza veloce. Per dare un'idea della superiorità, negli ultimi due anni ha vinto l'81% delle corse a tappe a cui ha partecipato. Certo, la Sanremo è il linea con arrivo in pianura, ma chissà...stiamo parlando di un campione che a 24 anni ha già vinto Liegi e Lombardia (per non parlare dei 2 Tour) e potrebbe stupire ancora su viia Roma con classe, creatività e coraggio.
Il borsino:
**** Philipsen, Jakobsen, Pedersen, Pogačar
*** Alaphilippe, Van Aert, De Lie, Mohoric, Pidcock
** Van der Poel, Ewan, Bennet, Merlier
* Groenewegen, Valter, Laporte, Ganna, Cort, Powless