Si è conclusa a Milano il Giro d'Italia 2021 con la vittoria di Egan Bernal. L'edizione numero 104 della corsa rosa non ha tradito le attese: durissima nel suo percorso di oltre 3410 km (qui tutte le tappe del Giro d'Italia 2021), combattuta e incerta, resa ancor più difficile dalle condizioni del tempo e da una serie impressionante di cadute che hanno falcidiato molti protagonisti. E non ultimo, il ritorno di un pubblico appassionato e festoso dopo il lockdown dell'anno passato che, combinato con una bellezza di paesaggi che non eguali in alcuna corsa a tappe del mondo, ne fa del Giro d'Italia una corsa speciale. La nostra corsa non sarà una macchina di business come il Tour de France, non vedrà sempre alla partenza tutti i protagonisti top, ma siamo sicuri di una cosa: ad ogni edizione il Giro d'Italia fa grandi i ciclisti che la onorano,qualunque nome essi abbiano e di rimando gli atleti fanno grande la corsa anno dopo anno. Anche per questo il trofeo del vincitore si chiama Trofeo Senza Fine.
Chi ha vinto il Giro d'Italia 2021 è un grande campione che risponde al nome di Egan Bernal. Senza scomodare i nomi-monumento del passato, ha dominato le grande montagne, supportato da una squadra, la Ineos, di grande qualità e perfetta nei meccanismi, che ha saputo rinnovarsi dopo il cambio di sponsor e il tramonto di Froome. Egan è tornato ai fasti del 2019, e con un Tour e un Giro nel carniere a soli 24 anni ha confermato di essere un fenomeno del presente e del futuro. Una vittoria nella corsa rosa voluta e ambita, per il rapporto intenso che il colombiano ha con il nostro paese (è nato ciclisticamente in Piemonte), dimostrato quando nella vittoria a Cortina si è sfilato la mantellina per sfoggiare trionfante la maglia rosa.
Questa è la classifica del Giro d'Italia 2021
1. Egan Bernal (Ineos-Grenadiers) 86:17:28
2. Damiano Caruso (Bahrein-Victorious) a 1:29
3. Simon Yates (Team BikeExchange) a 4:15
4. Alexandr Vlasov (Astana) a 6:40
5. Daniel Felipe Martinez (Ineos- Grenadiers) a 7:24
6. Joaõ Almeida (Deceuninck- Quick Step) a 7:24
7. Romain Bardet (Team DSM) a 8:05
8. Hugh Carthy (EF Education- Nippo) a 8:56
9. Tobias Foss (Jumbo- Visma) a 11:44
10. Daniel Martin (Israel- Start-Up Nation) a 18:35
Un bellissimo podio: ai fianchi del vincitore Caruso e Yates, due atleti che per ragioni diverse meritano questo onore (e una vittoria di tappa ciascuno). Caruso perché dopo una carriera spesa al servizio dei capitani ha dimostrato di avere testa, gambe e cuore: all'Alpe Motta è diventato “l'uomo più felice al mondo”. Yates perché è stato un fiero avversario e perché quando è in giornata è garanzia di spettacolo. Dietro ai primi tre, un mix di corridori di esperienza e giovani emergenti, come ormai mostrato nelle grandi corse degli ultimi anni: il cambio generazionale è pienamente in corso. Una classifica che presenta molti outsider e uno sviluppo sempre incerto, determinato da una serie senza fine di cadute , che hanno messo fuorigioco molti leader che potevano essere protagonisti: Landa, Pozzovivo, Soler, Buchmann, Ciccone, per buona pace di De Marchi, Mohoric e Brambilla. Un tema che meriterebbe approfondimento da parte della Federazione e di tutto il movimento e che non è sufficientemente sottolineato: come gli incidenti possono condizionare i grandi giri, magari all'interno di un più vasto dibattito sulla sicurezza in generale.
L'Italia non è solo Ganna e Caruso
Filippo Ganna non solo ha dimostrato di essere il più forte al mondo nelle tappe a cronometro ma è stato una locomotiva inesauribile quando si trattava di lavorare per la squadra. E in una edizione dove hanno vinto tanti corridori in solitario provenienti dalla fuga di giornata, i nostri sono stati protagonisti di 6 vittorie di tappa: oltre il verbanese e Caruso, Fortunato, Vendrame, Bettiol e finalmente la agognata vittoria al Giro di Nizzolo dopo 8 partecipazioni e 11 secondi posti!
Le pagelle del Giro d'Italia 2021
Ineos-Grenadiers
Spesso nello sport i grandi nomi tutti assieme non sono garanzia del successo di una compagine . Invece la Ineos (già Sky) dimostra ogni anno di avere una organizzazione perfetta, dove ogni elemento dà il massimo per il successo della squadra, in questo caso finalizzato da Egan Bernal. Abbiamo visto Ganna che oltre alle due vittorie, si è sacrificato volentieri per il team, così come Puccio, Martinez e Moscon, quest'ultimo anche a scapito di chance personali di successo. A qualcuno potrà non piacere il loro modo di tenere la corsa, ma questo è il ciclismo moderno e la Ineos ha saputo interpretarlo alla perfezione. Voto: 10
Deceuninck- Quick Step
La Deceuninck fa da contraltare al team vittorioso: la squadra esperta che negli ultimi anni ha vinto tantissimo (nelle corse di un giorno), ha stupito in negativo per la gestione a dir poco scriteriata di Evenepoel. Come può considerarsi tra i favoriti un ragazzo di 21 anni che non solo era alla prima partecipazione della vita in una corsa di tre settimane, ma in più non aveva MAI più corso dal terribile incidente di agosto scorso al Lombardia? Le eccessive aspettative del team hanno ingannato anche i giornalisti, che ogni giorno lo hanno caricato di grandi pressioni mediatiche. La realtà è che è arrivato a soli 15” dalla maglia rosa a Campo Felice dopo 9 tappe, questo è stato il suo successo: ripartire da lì per coltivare un talento che avrà un grande futuro a condiozione di dargli il tempo necessario per crescere. Poco conta in questo quadro il progresso di Almeida, che peraltro era già fuori classifica alla 4° Tappa, arrivando a 6 minuti. Voto: 4
Team BikeExchange
Un Simon Yates che, a parte la lieve flessione di Montalcino, è sempre stato sul pezzo e supportato da una squadra coesa pur senza grandi individualità. Quando il camoscio di Bury è in forma, sa dare spettacolo: uno dei pochi nel ciclismo mondiale ad avere il cambio di ritmo in salita e staccare tutti. C'erano dubbi sulla sua tenuta, ma è riuscito a fugarli con una tattica efficace. Probabilmente ha fatto tesoro dello sfortunato epilogo del Giro 2018: si è risparmiato nella prima parte per avere energie fresche da giocare nell'ultima settimana, sebbene abbia pagato qualcosa nel finale del Giro. Voto: 7
Team Qhubeka ASSOS
Una delle liete sorprese del Giro 2021. Dopo un inverno tribolato, che ha visto il team sudafricano rischiare di chiudere i battenti, ha trovato finalmente uno sponsor. Hanno reagito all'abbandono dell'uomo classifica Pozzovivo e hanno trovato tre vittorie di tappa con Schmid, Nizzolo (finalmente!) e Campenaerts. Un team di combattenti dalla maglia accattivante per portare avanti il progetto Qhubeka dall'alto valore etico, cioè donare biciclette alle popolazioni povere dell'Africa.Voto: 8
Bahrein – Victorious
Una squadra che ha trasformato gli imprevisti in opportunità: con Landa fuori per caduta e Bilbao non nella forma dello scorso anno,, Caruso si è caricato sulle spalle la leadership. Ha condotto un solido e regolare Giro che già lo premiava con un secondo posto e poi ha stupito tutti con l'impresa della penultima tappa. Ciliegina sulla torta il numero di Gino Mader a San Giacomo di Ascoli.Voto: 8.5
Trek-Segafredo
È difficile dare un giudizio su una squadra che partiva alla vigilia con molti dubbi sulle condizioni di forma dei protagonisti ed è stata poi bersagliata dalla sfortuna. Nibali ha ormai capito di non poter accarezzare il sogno della longevità come l'eterno Valverde, ma le cadute lo stanno perseguitando; stesso dicasi di Ciccone che sembrava potesse far bene nel finale del Giro. Resta il contentino della tappa vinta da Dombrowski (poi neanche a dirlo, ritirato anche lui per incidente).Voto: 5,5
UAE- Emirates
Una squadra che forse si è concentrata troppo sul fenomeno Pogacar pensando al Tour perché nella corsa rosa è sembrata allo sbando, senza pianificazione né direzione chiara.. Aspettando il Godot Formolo, si rischia di bruciarlo. Ormai è evidente come il sole che la Roccia di Verona non è uomo da corse a tappe ma deve essere programmato per le classiche di un giorno. In compenso, sul fronte velocisti, Gaviria non ne azzecca una: non si fida nemmeno del compagno quando gli spiana la strada per la vittoria (vedi Molano a Termoli). Voto: 4
Lotto-Soudal
Sufficienza stringata perché hanno sì vinto due tappe con l'ottimo Ewan, ma poi l'australiano è stato “ritirato” ad un terzo di Giro per scelta tecnica. La necessità di preservarlo per il Tour, non è sufficiente a giustificare la mossa, quando ci sono fior di velocisti (vedi Sagan) che si sobbarcano tutte le montagne pur di arrivare a Milano. Il resto della squadra ha cercato di entrare nelle fughe ma ha raccolto poco. Voto: 6
Eolo-Kometa
La giovane squadra diretta da Basso e Contador (che ricordiamo lo scorso anno era ancora Continental) ha movimentato la corsa con sue promesse spesso in fuga, e alla fine ha coronato gli sforzi con una insperata vittoria sulla salita più bella, lo Zoncolan. Il sorriso di Fortunato che usciva dalla nebbia, e le lacrime di Contador (per chi ha visto il suo social) sono stati fra i momenti più emozionanti di questo Giro. Ora vederemo se l'ex campione spagnolo verrà, come ha promesso, da Madrid a Milano in bici! Voto: 7
Team Jumbo-Visma
Una delle delusioni di questo Giro: anche se non aveva nomi di primo piano, lo squadrone olandese non è mai stato nel vivo della corsa. George Bennett, indicato come leader, non aveva la forma per competere con i migliori mentre la strada per il recupero di Groenewegen dopo il dramma dell'anno scorso sembra ancora molto lunga. Voto: 5
Team Movistar
Soltanto pochi anni fa la Movistar poteva vincere qualsiasi corsa. Adesso è un team in transizione, aspettando di vedere sbocciare qualche promessa o acquistare un campione già affermato (sarà Lopez l'uomo giusto?) Soler ha dovuto abbandonare per caduta quando forse poteva inventarsi qualcosa, Cataldo ha forse alle spalle il meglio della carriera, gli altri componenti sono atleti volenterosi ma senza un acuto. Voto: 5
Astana
Discorso simile alla Movistar, ma con maggiori ambizioni disattese. Squadra incentrata sull'emergente Vlasov che comunque si è guadagnato una posizione nei top 10, però ma sono mancate le azioni tipiche Astana sui traguardi parziali (Felline, Izagirre, Leon Sanchez battete un colpo).Voto: 5.5
AG2R- Citroen
La squadra francese ci ha abituati a condotte all'attacco e qualche vittoria di tappa con giovani corrdori: anche quest'anno ha confermato la tradizione con il numero di Vendrame (che secondo noi potrà togliersi divrse soddisfazioni nelle corse di un giorno) e la maglia azzurra di Bouchard. Voto: 7
EF Education- Nippo
Il team americano è stato spesso nel vivo della corsa, con diversi componenti ad aiutare Carthy in salita che ha consentito una top10 finale al giovane britannico. Poi, l'emozionante impresa di Bettiol che conferma il talento del toscano dopo due stagioni non facili.
Voto: 7
Bora - Hansgrohe
Non più dominante come un tempo Peter Sagan ma ha vinto una bella tappa ed è arrivato a Milano per conquistare la maglia ciclamino. Purtroppo rimane il brutto episodio di Stradella, che non ci si aspetterebbe da lui (multato di 1000 Euro dalla giuria per intimidazioni ad altri atleti). Per il resto un team incolore, con l'abbandono di Buchmann e un impalpabile Fabbro. Voto: 6
Israel - Start-up Nation
Un'altra di quelle squadre che è riuscita a ritagliarsi una fetta di gloria. Se Froome è stata una scommessa milionaria ormai persa, sono stati altri due maturi pedalatori a far brillare la stella di David: lo sfortunato De Marchi che ha indossato la maglia rosa, per poi cadere rovinosamente e l'irlandese Dan Martin con una bel numero a Sega di Ala. Voto: 7
Le Altre squadre
Un 6.5 a quelle squadre di secondo piano che hanno conquistato una tappa come la Intermarchè-Wanty Gobert (con Van der Hoorn), la Cofidis (con Lafay), la Alpecin (con Merlier). Un 6 alla Groupama che ha indossato la maglia rosa per 3 giorni con Attila Valter. Non raggiunge la sufficienza (5.5) il Team DSM con un regolare ma mai protagonista Bardet (a parte il tentativo nella penultima tappa) e con il fantasma di Hindley dopo l'exploit dell'anno passato. Discorso diverso per le due squadre italiane Pro Team entrate come wild-card: la Androni Giocattoli e la Bardiani CSF, con mezzi economici ridotti ma con la tradizionale passione hanno cercato una vittoria di tappa che non è arrivata. I due team sono spesso entrati nelle fughe, hanno mostrato fra gli altre speranze due indomiti giovani (Pellaud e Carboni rispettivamente, sempre presenti negli attacchi da lontano): un SV che vale come una piena sufficienza.