Ha fatto abbastanza rumore la pubblicazione dei risultati della perquisizione della Gendarmeria all'ultimo Tour de France al Team Bahrein-Victorius. Secondo i quotidiani francesi, l'analisi dei capelli di tre corridori della squadra, effettuate presso il Centro Nazionale di Biotecnologia, ha dimostrato la presenza della tizanidina, farmaco che normalmente viene utilizzato per la cura della sclerosi multipla.
C'è da sottolineare che tale farmaco non è nella lista dei prodotti vietati dalla Wada (l'agenzia internazionale antidoping) e considerati dopanti. Il professore francese Jean Pierre de Mondenard, già medico del Tour e coinvolto nelle analisi ha dichiarato che il farmaco è un miorilassante e potrebbe essere usato nel dopo gara per lenire il dolore ai muscoli. Dopo lo sforzo intenso e prolungato infatti si verifica la cosiddetta asfissia muscolare, con conseguente forte mal di gambe dovuto all'irrigidimento dei muscoli. Il farmaco limita questa tensione e i suoi effetti. Però il professor Mondenard ha anche aggiunto che questa molecola è molto simile a quelle che stimolano gli ormoni della crescita e pensarla utilizzata nello sport gli dà fastidio.
La vicenda ha risvegliato i detrattori del Team Bahrein-Victorius che hanno sollevato dubbi sulle performance dei suoi atleti dopo una stagione entusiasmante: 30 vittorie tra cui tappe ai grandi giri e podio al Giro d'Italia, la Parigi-Roubaix. Giovani emergenti come Matej Mohoric, Mark Padun, Gino Mader; atleti consolidati come Domenico Caruso e Pello Bilbao; un finalmente maturato Sonny Colbrelli sono arrivati ai vertici mondiali. C'è da dire che sono tutti atleti che hanno avuto un miglioramento costante nella loro carriera e hanno dimostrato il talento fin dalle categorie inferiori, per cui non sono usciti dal nulla. Lungi da noi adombrare macchie o tantomeno parlare di doping (che peraltro non si configura per la tizanidina come detto prima).
Tutti gli addetti ai lavori sono concordi nel ritenere pulito il ciclismo pro di oggi, vuoi per la riforma degli enti preposti al controllo e per l'aggiornamento della lista dei farmaci vietati. Vuoi grazie all'accettazione dai parte degli atleti del protocollo che consente controlli non programmati ed esami del sangue in ogni luogo, associato all'obbligo di dichiarare dove ci si trova in ogni giorno dell'anno cose che hanno permesso serie verifiche e disincentivato fortemente il doping. Non ultimo, la trasparenza nel pubblicare tutti i dati relativi all'allenamento e alle competizioni che possono costituire una campanello d'allarme in caso di performance abnormi. Infine una rinnovata etica da parte dei team, che hanno immediatamente licenziato gli atleti nei pochi casi in cui sono stati trovati positivi all'uso di sostanze vietate. L'ultimo caso eclatante risale al 2017 con Ruffoni e Pirazzi della Bardiani.
Detto tutto ciò, rimane un dubbio. Far luce su quell'area grigia che è medico-scientifica, ma ancor prima etica, dell'utilizzo nello sport di farmaci, anche potenti, per finalità diverse dalla cura per cui sono indicati. Il pensiero non può non andare a Chris Froome e a tanti altri che abusavano di farmaci anti-asma, o alla presente vicenda dove è difficile dimostrare il bisogno di un prodotto contro la sclerosi multipla per un atleta nel pieno della forma. Sono sostanze che forse non incrementano la performance, ma c'è bisogno di trasparenza da parte delle squadre e dei medici: qual'è il beneficio reale? Che effetti hanno sulla salute dei ciclisti a lungo termine? Quali e quanti sono gli altri farmaci di cui si abusa e che non sono nelle liste antidoping?
La squadra chiamata in causa si è difesa dichiarando: “Il Team Bahrain Victorious e nessuno dei suoi corridori sono stati informati ufficialmente o ufficiosamente di alcun risultato rinvenuto relativo alla tizanidina o ad altre sostanze. Il Team tiene a sottolineare che gli autori dell'articolo scientifico a cui si riferiscono tutte le accuse hanno inequivocabilmente sottolineato che la tizanidina non è una sostanza vietata nello sport”
Inoltre la squadra sta consultando i legali per verificare la modalità della pubblicazione che ha avuto un impatto negativo sull'immagine del team”
Staremo a vedere gli sviluppi: la speranza è che non venga macchiato tutto il movimento del ciclismo che tanta fatica ha fatto per uscire dali anni bui del doping, ma sia un'occasione per migliorare la ricerca e l'etica dello sport.
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