La prima occasione per capire dove sta andando l’industria della bicicletta si è presentata in Italia gli scorsi 11, 12 e 13 settembre a Rimini.
Nella famosa località balneare si è infatti svolta un’edizione davvero speciale dell’Italian Bike Festival, la fiera, o meglio il festival, dedicato alle novità dell’industria “ciclo”.
A tutti gli effetti quello di Rimini è stato il primo evento espositivo di questo sfortunato 2020 segnato dal Covid e dal distanziamento sociale.
L’italian Bike Festival si è confermato non solo un format azzeccato in generale come evento dedicato sia al pubblico sia agli addetti ai lavori, ma anche con un evento davvero perfetto per alimentare la passione per il mondo della bici e il per il suo lifestyle, anche in questi tempi difficili. All'Italian bike Festival si respirava un'aria serena, nonostante tutto. La classica aria di fine estate in una delle cittadine che sono l'icona del benessere e del divertimento spensierato in Italia e in Europa. Rimini si è rivelata il miglior luogo dove organizzare un evento come il Bike Festival, non solo dal punto di vista logistico, ma anche da quello del mood, cosa tutt'altro che trascurabile e non scontata in questo periodo.
Organizzatori, espositori e partecipanti sono stati molto attenti al rispetto delle norme Covid e, se da un alto era strano vedere tutti con le mascherine e flaconi di disinfettante per le mani in ogni angolo, il clima della riviera ha aiutato non poco a lenire questi disagi, dando di sicuro una mano a tutti nel vivere un evento con il giusto mood, anche in questo periodo.
La formula con ingresso libero, gli stand all’aperto e la possibilità di provare le biciclette (ma in realtà le regole del momento hanno imposto ai tester di provare i nuovi modelli solo nella apposita Off Road Arena attrezzata all’interno dell’area fieristica) si sono rivelate soluzioni quanto mai indovinate ed hanno portato nella città romagnola un bel po’ di gente, compresi noi addetti ai lavori della stampa specializzata che lì in Romagna ci siamo fatti un’idea chiara di cosa dove l’industria e il mercato bici stanno andando.
Dal punto di vista dei contenuti qui di seguito riportiamo le principali novità viste a Rimini.
Gravel
Commercialmente parlando in Italia gli ultimi dodici mesi hanno visto letteralmente esplodere ilsegmento delle biciclette da gravel. I grandi, ma anche i piccoli marchi, stanno per questo investendo sempre di più in questo tipo di bici, diversificando un’offerta prodotto che si fa sempre più ricca ed eterogenea. La maggior parte dei consumatori si indirizza verso gravel bike capaci soprattutto sui terreni in fuoristrada. Telai con uno spazio sempre maggiore concesso alle gomme, geometrie sempre più comode e se non bastasse biciclette che si attrezzano non solo con una forcella anteriore ammortizzata, ma in certi casi anche con sistemi di sospensione posteriore, danno a queste più recenti gravel bike connotazione e caratteristiche che non le fanno sfigurare su terreni fino a ieri appannaggio delle sole mtb.
Esemplare in questo senso è la Cannondale Topston Carbon Lefty, lei e la sua forcella anteriore capace di 30 millimetri di escursione, lei e il suo carro posteriore in grado di flettere quando la bici transita sulle asperità dei sentieri o del sottobosco. Scopri tutte le novità 2021 di Cannodale sull nostra pagina brand dedicata al marchio americano.
Sulla stessa linea anche l’italiana Basso, che proprio a Rimini ha ufficializzato la nuovissima Tera: più o meno come accade per la Topstone Carbon Lefty anche la Basso Tera ha un carro posteriore in grado di assorbire le vibrazioni del terreno grazie ad un punto di snodo posizionato sul tubo verticale.
In ambito “elettrico” degne di nota sono le novità che due importanti marchi hanno presentato rispetto al segmento attualmente più controverso dell’industria ciclistica, quello delle e-road bike, cioè delle vere bici da corsa ma con assistenza elettrica.
A Rimini Wilier Triestina ha svelato la Hybrid, ovvero la versione con telaio in alluminio e prezzo più accessibile di un modello che, nella più costosa variante in carbonio, era stata introdotta un anno fa, con la Cento10 Hybrid.
Da parte sua la svizzera Scott ha presentato la Addict eRide, una e-road bike che fa notizia perché con batteria e motore (incluso nel mozzo) ferma l’ago della bilancia a soli 10.25 chili! Più che le caratteristiche tecniche in sé, novità del genere fanno parlare e discutere in merito all’effettiva utilità che l’assistenza elettrica ha sulla tipologia di bici che più di ogni altra ha una vocazione, una storia e soprattutto una tipologia di utilizzo decisamente più votate al “muscolare” che all’“assistito”. Perplessità del genere in realtà si scontrano con le intenzioni della grande industria, che evidentemente in questo nuovo segmento crede e sta investendo. Sarà il tempo a dire se tutto questo abbia davvero un senso oppure se sarà stato una semplice moda passeggera…
Una nuova generazione di motori da MTB
Se c’è un settore dove invece l’assistenza elettrica ha davvero centrato nel segno, questo è il mondo della mountain bike, dove ormai da anni le vendite di eMTB hanno surclassato quelle delle mtb muscolari (almeno nel segmento di media e alta gamma). Non a caso proprio nelle unità motore destinate al fuoristrada si registra un grande fermento tecnico da parte dei produttori; uno di questi è Shimano, che con il suo nuovo motore per eMTB Shimano EP8 ha introdotto un motore specifico e ad alte prestazioni, con caratteristiche tenciche di grande rilievo.
L’EP8 è più leggero (2.6 Kg) e più compatto del suo predecessore, il Shimano step E800, ha una maggiore potenza di coppia (fino ad 85 Nm), ma soprattutto ha un’architettura e una gestione progettati per non snaturare l’approccio al vero mountain biking. «Anche se assistita – dicono i responsabili Shimano – la bicicletta deve rimanere una bicicletta». E questo vale ancora di più nella mtb dove un motore troppo esuberante può finire solo per essere controproducente, perché ti “trascina” nei passaggi tecnici e rischia di farti perdere l’equilibrio. Il nuovo EP8 risponde con caratteristiche dimensionali identiche a quelle della normale guarnitura da MTB muscolare e la sua assistenza è di tipo estremamente progressivo. Tiene conto, infatti, dei pignoni che in quel momento si stanno utilizzando e inoltre permette anche di personalizzare l’erogazione dell’assistenza sia attraverso i livelli disponibili sia attraverso la possibilità di impostare due diversi profili di riding, ad esempio in base al percorso che quel si sta affrontando.
Ritorno alla leggerezza
A Rimini è stato Mario Cipollini in persona a svelare per la prima volta al pubblico la Cipollini Dolomia, modello super leggero del marchio che porta il suo nome: la Dolomia è un modello che da della leggerezza estrema suo il punto di forza. Questa bici, lei e i suoi 780 grammi per un telaio in taglia L, più che altro fanno notizia perché rimettono al centro dell’attenzione la riduzione di peso dopo molte stagioni in cui il requisito più ricercato dai produttori era stata l’aerodinamica, la capacità del mezzo di fendere l’aria. La Dolomia non è certo la bici più leggera la mondo, ma il fatto che metta la riduzione di peso in cima alle sue priorità assolute fa notizia e siamo sicuri che a breve, dopo di lei arriveranno altri modelli “piuma”, perfetti per gli scalatori e per i corridori leggeri.
Mario Cipollini, tuttavia garantisce che questa bicicletta leggerissima si comporta egregiamente anche in discesa e negli sprint. Avendola sviluppata e testata personalmente, Mario tiene a precisare che la Dolomia sopporta alla perfezione anche la massa (e la potenza) di un corridore del suo calibro, risultando sempre stabile e dando la fiducia che serve in ogni situazione, anche quando viene messa alla frusta dai 90kg di potenza dell'ex campione e leggenda del ciclismo italiano.
Questo risultato è stato ottenuto soprattutto grazie ad un processo costruttivo del telaio che, a differenza della maggior parte dei competitor, viene realizzato in un unico pezzo. Questa tecnologia prevede l'utilizzo di autoclave e stampi di massima precisone, ma soprattutto un apporto artigianale al prodotto che soltanto il 100% made in Italy può garantire. Le fibre di carbonio sono infatti stese con tale precisione, anche nei punti critici, che la verniciatura dei telai Cipollini lascia appositamente a vista queste che solitamente sono considerate zone da nascondere con adesivi e grafiche per gli altri produttori.
Il video teaser della Cipollini Dolomia 2021 qui sotto:
Fonte: Viaggi in Bici