In occasione della 31ª edizione del Bike Festival di Riva del Garda, si è tenuta una tavola rotonda con alcuni dei protagonisti più influenti dell’industria ciclistica europea. Moderati da Andrea di Pianeta Mountainbike erano presenti: Edoardo Girardi (General Manager di FSA Italia), Patrick Product Manager di Canyon, Mathias e Federica di Bosch, Nicola Gavardi Communication & PR Manager di Scott Italia, Marco Cislaghi Sales Manager di Mondraker Italia e Sergio Laurino di R Raymon. Ha partecipato alla tavola rotonda anche Jacopo Vigna, per indagare meglio come EurekaBike e la sua tecnologia possano integrarsi proattivamente all'interno dei processi e delle tendenze in atto.
Il tema al centro del dibattito era chiaro: qual è il futuro del mercato della bici in termini di trend? La risposta è stata articolata e multidimensionale, ma con alcuni punti ricorrenti: elettrificazione, dati, intelligenza artificiale e una maggiore integrazione tra prodotto e utente.
Potenza, leggerezza e nuovi mercati urbani
Sergio Laurino, country manager di R Raymon, ha aperto il confronto sottolineando come i trend chiave saranno potenza e leggerezza nelle e-bike. In Italia, ha osservato, siamo solo all’inizio dello sviluppo di modelli leggeri, ma le bici da commuting e urbane rappresentano un’area con altissimo potenziale. Non solo e-bike: anche le bici muscolari tradizionali continueranno a crescere e a generare valore. Altro punto cruciale secondo Sergio è la carenza di dati nel settore e la necessità di una maggiore cooperazione a livello europeo, sia sul prodotto che sui canali di vendita.
Geometrie in evoluzione e integrazione smart
Patrick, product manager di Canyon, ha confermato l’importanza crescente della potenza nelle e-bike, ma ha posto l’accento anche sulla sfida tecnica di integrare i sistemi elettrici nei telai di piccola taglia. Canyon sta lavorando sull’integrazione intelligente dei componenti elettronici e prevede che questa sarà una delle grandi tendenze nei prossimi 2-3 anni. Le geometrie, secondo lui, non avranno mai una “forma finale”: i percorsi cambiano, gli utenti cambiano, e anche le bici devono continuamente adattarsi alle mutevoli condizioni di utilizzo.
Bosch: potenza sì, ma sotto controllo
Mathias, responsabile prodotto per Bosch, ha delineato la visione del colosso tedesco: potenza e controllo. Per “controllo” si intende la gestione automatizzata dei livelli di assistenza, in modo da evitare slittamenti e comportamenti innaturali del motore. Bosch sta inoltre esplorando la modularità dei sistemi, immaginando bici che possano essere aggiornate periodicamente. Il vero timore? Le regolamentazioni, che potrebbero frenare l’innovazione. Bisogna stare attenti a non esagerare con la potenza dei motori delle eBike evitando così che i Legislatori nazionali comincino a sovra-normare il settore eBike, mettendo vincoli al suo sviluppo (esempio: obbligo di assicurazioni e targa, limite di utilizzo in sentieri di montagna, ...).
Il gravel come nuovo epicentro della community
Marco Cislaghi, rappresentante di Mondraker, ha puntato tutto su una parola: gravel. Dopo anni di focus sull’enduro e sulla competizione, il gravel rappresenta una rinascita della dimensione comunitaria che ha reso grande la MTB nei suoi anni d’oro. Dopo tre anni di sperimentazione con modelli e-gravel, l’azienda ha appena lanciato la sua prima gravel muscolare, ed è decisa a presidiare eventi e community nei prossimi anni.
AI e dati: il carburante invisibile della crescita
Jacopo Vigna, fondatore di EurekaBike, ha portato il discorso su un livello strategico: probabilmente l'evoluzione della performance del veicolo non è quello che serve maggiormanete all'industria in questo momento. Servirebbe forse più attenzione all’integrazione profonda tra dati biometrici, componenti smart e "trail digitali". Al di là di questi aspetti, tuttavia, il problema più urgente è a suo avviso l’inefficienza della supply chain e la mancanza di dati affidabili. Senza informazioni strutturate, nessuna innovazione potrà davvero scalare.
Nicola di Scott ha rilanciato: l’intelligenza artificiale sarà il driver principale del futuro. In Italia, ha detto, il mercato si sta aprendo a un nuovo pubblico di utenti non tecnici, con esigenze completamente diverse dai racer. Serve parlare anche a loro, e per farlo abbiamo bisogno di dati reali, non solo sensazioni. Profilazione, abitudini d’uso, comportamenti d’acquisto: senza questi dati, il settore perde opportunità.
Il rischio cinese e la lezione dell’automotive
Edoardo Girardi, General Manager di FSA, ha lanciato un messaggio forte: “copiare dall’automotive sarà fondamentale”. L’arrivo dei brand cinesi in Europa è imminente, e rappresenta una minaccia concreta che l'industria europea della bici sarà costretta ad affrontare nei prossimi 2-4 anni. “Non potremo mai competere sul prezzo”, ha detto, “quindi dovremo farlo sul valore del brand, sulla visibilità e sull’unione tra marchi europei”. Solo collaborando a livello strategico l’industria europea potrà difendere il proprio mercato.
Il parere dell'autore
Come fondatore di EurekaBike e osservatore privilegiato dell’evoluzione dell’industria bike negli ultimi anni, credo che il vero “salto di specie” non sarà dato solo dai nuovi motori o dalle geometrie innovative, ma dalla capacità collettiva di ragionare come sistema. Non possiamo più permetterci di lavorare in silos: i dati devono fluire tra brand, canali, fornitori e rivenditori con la stessa agilità con cui scorre una catena ben lubrificata.
Si parla tanto di performance, progettazione, infrastrutture, interazione uomo-macchina, ed è evidente che l’industry della bici è guidata da un motore potente e inarrestabile: la passione. È questa la forza che ci ha portato fino a qui, e che rende il nostro mondo unico. Ma – dobbiamo ammetterlo – è anche il suo più grande limite.
Come appassionato prima ancora che come imprenditore, credo che l’innovazione di prodotto abbia ancora molte strade da percorrere. In particolare, c’è un’area che reputo sottovalutata e che dovrebbe essere centrale nei prossimi anni: la body protection. Su strada come in MTB, la sicurezza del corpo umano è rimasta indietro rispetto all’evoluzione dei veicoli e delle loro prestazioni. Serve un’accelerazione concreta anche qui.
Ma se parliamo di problemi urgenti, allora dobbiamo spostare l’attenzione da ciò che si vede a ciò che non si vede. Il vero nodo della bike industry oggi non sono le performance, ma l’inefficienza. Un’inefficienza strutturale e diffusa, che si manifesta in tre forme molto concrete:
- Magazzini pieni di prodotti che non rispondono più alla domanda reale.
- Marginalità sempre più basse, che mettono a rischio la sostenibilità economica di tutta la filiera.
- Informazioni mancanti o non gestite, che impediscono decisioni rapide, coordinate e data-driven.
In sintesi, il vero avversario non è la concorrenza cinese, né il calo della domanda stagionale: è la mancanza di controllo sul dato e sulla catena del valore. Chi saprà affrontare questo nodo con coraggio e metodo – integrando dati, piattaforme e processi – avrà in mano la chiave per costruire il futuro, non solo dei propri margini, ma dell’intero ecosistema ciclistico.
Un’industria che cambia e una sfida collettiva da affrontare in partnership
Il quadro emerso è quello di un settore in piena trasformazione. L’innovazione tecnologica prosegue su più fronti – motori, telai, geometrie – ma a fare davvero la differenza saranno i dati, l’adattabilità e la collaborazione. Che si parli di gravel, AI o modularità, il messaggio è chiaro: vinceranno le aziende che sapranno evolversi velocemente e costruire valore oltre il prodotto fisico, e questo sarà possibile soltanto se l'industria della bici europea saprà fare sistema.