Giro d'Italia 2023: una battaglia fra Roglic e Evenepoel?

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Finalmente ci siamo: è scoccata l'ora X per il tanto atteso, come tutti gli anni, Giro d'Italia. L'edizione numero 106 si svolge lungo le usuali 21 tappe, con partenza da Fossacesia Marina in Abruzzo per concludersi domenica 28 maggio, dopo 3489,2 Km a Roma ai Fori Imperiali. Chi sarà l'atleta che succederà a Jai Hindley, vincitore nel 2022?

Il percorso 2023

Un percorso di quest'anno che conferma il trend di una corsa dura, adatta ad atleti completi, bravi a cronometro e di gran resistenza in salita. Tre le cronometro, per un totale di 73,2 km, sei gli arrivi in salita di cui almeno tre tapponi di alta montagna che faranno la differenza: Crans Montana, Monte Bondone e Tre Cime di Lavaredo. Per il resto, il consueto mix fra lunghi trasferimenti pianeggianti adatti alle ruote veloci e alcuni arrivi per finisseur. Primo arrivo in salita martedì 9 maggio al Lago Laceno, niente di trascendentale per i big, ma ci sono tre GP della montagna di seconda categoria. Sul Gran Sasso (Campo Imperatore) venerdì 12 maggio si potrà già vedere chi sta bene e chi magari rischia di essere fuori dal lotto del podio. Ma è l'ultima settimana, come al solito, a dare i responsi finali con i tapponi alpini e la terribile cronoscalata al Monte Lussari (sabato 27 maggio, penultima tappa), che quest'anno potrebbe essere decisiva per la vittoria finale. I 176 corridori, 8 per squadra, rappresentano i 18 UCI World-Teams, più le 4 squadre Pro-Team scelte come wild cards: Eolo-Kometa, Green Project-Bardiani CSF-Faizanè e Israel-Premiertech.

I due protagonisti

Gli ovvi contendenti per conquistare la maglia rosa finale sono Primoz Roglič e Remco Evenepoel, uno scalino o due sopra la concorrenza. Entrambi si sono già dati battaglia al Giro di Catalogna (con lo sloveno vincitore di misura), ma l'impressione è che entrambi abbiano preparato al meglio una stagione finalizzata a pochi obbiettivi ma di assoluta qualità. Remco ha recentemente dominato la Liegi-Bastogne-Liegi, anche se è mancato lo scontro diretto fra titani visto che l'altro favorito della vigilia, Tadej Pogačar ha dovuto arrendersi anzitempo per una brutta caduta
Cominciamo l'analisi , per rispetto d'età, da Primoz Roglič: il 33enne sloveno è salito sul podio in tutti e tre i Gran Tours, trionfando per tre volte alla Vuelta España. Nell'edizione '19 del Giro è stato molti giorni in rosa per poi cedere leggermente gli ultimi giorni ed essere sopravanzato da Carapaz e Vincenzo Nibali. Per rendimento in salita, costanza, freddezza, bravura a cronometro (seppure un pelo inferiore a Remco) è uno dei naturali pretendenti alla vittoria finale. A differenza di altri atleti coetanei sembra ancora fresco, grazie al fatto che si è avvicinato tardi alle due ruote dopo una giovinezza trascorsa come promessa del salto con gli sci: la sua prima stagione completa come pro' è stata all'età di 24 anni. Ha dalla sua anche una grande esplosività che lo rendono praticamente imbattibile negli arrivi ristretti in salita. Un corridore da oltre 70 vittorie in carriera, sia arrivi in salita (e siamo convinti che vincerà più di una tappa in questo Giro) che cronometro, con la ciliegina della Liegi nel '20. L'unica incognita potrebbe essere la tenuta nell'ultima settimana (proprio in una cronoscalata all'ultima tappa fu sconfitto al Tour da uno stratosferico Pogačar). Inoltre la sua squadra Jumbo-Visma ha perso per Covid due pedine fondamentali come Tobias Foss e Robert Gesink, perdendo il vantaggio che aveva sulla Soudal-Quickstep di Evenepoel.
Remco Evenepoel, ha dalla sua l'età: 10 anni meno dello sloveno. Un fuoriclasse in piena evoluzione, i cui limiti sono ancora da scoprire: la scorsa stagione il suo talento è esploso con le vittorie alla Liegi, alla Vuelta e al Campionato del Mondo. Vincere la rosa in maglia iridata sarebbe un privilegio che pochi campioni hanno avuto. Remco è fortissimo a cronometro e in salita, seppure è da testare sulle salite più lunghe e ad altitudini sopra i 2000 metri. Il suo primo Giro non fu dei più felici: partito ottimamente, fece molta fatica per poi avere una crisi-psicofisica. Il Remco di oggi non è però più lontano parente di quello di due anni fa; è pienamente consapevole del suo grande valore, è più tranquillo, e all'età di 23 anni sta maturando fisicamente e mentalmente. La sua squadra Soudal-Quickstep non ha grandi scalatori (a parte Hirt): saprà Evenepoel cavarsela da solo sulle grandi cime alpine? Sarà in ogni modo una grande battaglia con Roglic. Possibilità per un terzo incomodo? La vediamo dura che qualcuno riesca a scavalcare entrambi i due big, ma il ciclismo ci ha abituati alla imprevedibilità quindi vedremo.

I terzi incomodo

Partiamo dalle squadre che più delle altre sembrano attrezzate a fare lo scherzetto (che comunque avrebbe del clamoroso) ai due protagonisti annunciati: Ineos-Grenadiers e Bahrain-Victorious.
Il team inglese è forte di un organico di tutto rispetto in salita (Sivakov, De Plus, Arendsman) a supportare l'unico vincitore precedente della corsa rosa, Tao Geoghegan Hart e Geraint Thomas, che ha il Tour del '18 in bacheca. Tao ha trionfato recentemente al Tour of the Alps e sembra tornare alla forma del 2021 mentre il gallese, seppur in declino a causa delle 37 primavere, potrebbe sempre dire la sua, anche lo crediamo in funzione di luogotenente di lusso. Inoltre il Team Ineos ha Filippo Ganna, che come sempre infiammerà le crono (obbiettivo non nascosto è vincere la prima maglia rosa) e, per quello che abbiamo visto alle classiche del nord potrebbe anche puntare ad una tappa con fuga da lontano.
La Bahrain non smentirà la sua natura di squadra di guastatori: con Caruso, Haig, Buitrago e Gino Mader possiamo aspettarci di tutto per movimentare la corsa. Possono permettersi attacchi da lontano per ambire a vittorie di tappa e sfruttare il lavoro per i capitani in ottica classifica generale. Caruso sembra il leader destinato, ma all'occorrenza ci sono Jack Haig e soprattutto l'emergente colombiano Santiago Buitrago, il cui valore in salita è innegabile.
Gli altri potenziali candidati ad un posto sul podio sono Vlasov (Bora-Hansgrohe), Uran (EF Education), Joao Almeida (UAE-Emirates). Un gradino sotto, ma sempre da top-10 poniamo i nostri Fortunato (Eolo-Kometa), l'eterno Pozzovivo (Israel-Premiertech) assieme a McNulty (UAE), Healy e Carthy (EF), Mollema (Trek-Segafredo). Sarà l'ultima presenza sulle strade del Giro per Thibau Pinot, campione mai del tutto realizzato, ma amato anche dagli italiani: non vediamo il francese nei primi posti in classifica generale, ma farebbe piacere che conquistasse una tappa.

I velocisti e i finisseur

Come sempre vedremo degli arrivi adrenalici dominati dalla squadre dei velocisti. Non c'è quest'anno uno sprinter di riferimento superiore agli altri, quindi vedremo grande battaglia fra Mads Pedersen (Trek-Segafredo), Gaviria (Movistar), Ackermann (UAE) i nostri Dainese (Team DSM), Consonni (Cofidis), Milan (Bahrain) e l'emergente Kaden Groves (Alpecin-Deceukink) che potrebbe assurgere a dominatore.

Ci sono alcuni atleti che hanno nel proprio DNA la capacità di andare in fuga e vincere, o dare una stoccata negli ultimi strappi di tappe dure: fra questi le nostre preferenze vanno a Kamna (Bora-Hansgrohe), Matthews (Team Jayco-Alula), Vendrame e Paret-Paintre (AG2R), Oldani (Alpecin), Bettiol (EF Education First) e uno dei tanti finisseur della Astana, squadra che non avendo uomo da classifica e un Cavendish in declino, proverà a vincere da lontano: Luis Leon Sanchez, Simone Velasco, Samuele Battistella e speriamo in un redivivo Gianni Moscon.

Fabio Strufaldi

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